Verdini s’e’ mangiato una banca, i politici lo omaggiano a Rebibbia
Denis Verdini, in carcere per il crac di una banca, e’ ancora potete abbastanza da ricevere la visita, e gli omaggi, di molti politici
La politica italiana con le sue complicazioni, inciuci monetari tra banche, politici e faccendieri non fanno parte delle mie letture quotidiane.
Percio' con grande sorpresa questa mattina ho appreso che al carcere romano di Rebibbia c'e' stata una inedita sfilata di politici italiani. Li' per li' ho pensato male. Ma poi ho letto che sono andati ad omaggiare un ex senatore, Denis Verdini, condannato defintivamente, dopo tre o quattro processi, a sette anni meno due mesi di carcere vero, coinvolto nello scandalo del P3, organizzazione segreta dedita al piltaggio di appalti sentenze e, secondo il vezzo italiano al dossieraggio.
La prima sorpresa e' che un politico importante sia finito dietro le sbarre.
Da quel poco che sapevo , frutto della lettura del libro “La repubblica degli impuniti” i politici finiti al carcere in Italia sono piu' rari delle mosche bianche.
Quindi ho pensato che devo aver letto male o che deve trattarsi di una eccezione nel Bel Paese, patria degli intoccabili.
La seconda sorpresa e' che gli illustri visitatori c'erano politici di schieramenti diversi , portatori degli auguri di Buon Anno: Matteo Renzi, Matteo Salvini, Iganzio La Russa, Daniela Santache', Maurizio Lupi, Renata Polverini e tale Antonio Angelucci, il cosiddetto re delle cliniche.
Ognuno pero' con una storia personale di rapporti politici politici,di affari o di affetti con Salvini, il fidanzato della figliuola del galeotto che ironia della sorte aveva iniziato la carriera politica con il partito Repubblicano, definito prima degli scandali di Mani Pulite come il “partito degli onesti”.
Denis Verdini e' stato condannato definitivamente 6 anni e 10 mesi per truffa ai danni dello stato, dopo il crac della banca Credito Cooperativo Fiorentino della quale era presidente
I vari gradi di giudizio hanno provato che Verdini ha provocato il dissesto dell'istituto di credito con sede a Campi Bisenzio, centro a pochi chilometri da Firenze, attraverso numerose operazioni "anomale", realizzate con una gestione "ambiziosa quanto imprudente" e in particolare con una pioggia di finanziamenti nel settore edile (oltre il 52% del credito), soprattutto nei confronti di società del gruppo Btp degli imprenditori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei (anche loro condannati in appello). A dare il via all'indagine la relazione dei commissari di Bankitalia che avevano denunciato gravissime criticità: il Credito Cooperativo Fiorentino fu commissariato nel 2010, poi dichiarato insolvente e assorbito da Chianti Banca.
Non ho trovato da nessuna parte – ma io non sono bravo a fare ricerche – il totale della somma scomparsa dalla banca, e quanti dalle tasche di clienti: da qualche parte di parte di parla di cento milioni di Euro, cifra probabilmente al ribasso, visto che nel processo del crac oltre a Verdini sono state processate altre 35 persone.
Come dire che a divorare la banca fiorentina sono state molte bocche fameliche e quasi intoccabili.
In America, Trump avrebbe certamente “perdonato” Verdini.
Nel bel Paese il perdono presidenziale non esiste.
Ma neanche esiste il divieto di concorrere a cariche pubbliche da parte di persone con la fedina penale sporca.
Esiste, pero', la pratica dell'inciucio, del “tu ot des”, io do affinché tu dia.
I romani antichi dicevano anche “pecunia non olet”, il denaro non puzza.
Questo e' il credo della malagente, dei politici e dei banchieri.
A Verdini ed uno dei suoi compari sono stati confiscati 9 milioni di Euro, corrispondenti ai contributi per l'editoria versati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri negli anni 2008 e 2009 alla Societa' Toscana di Edizioni e alla “Sette Mari”.
Come a dire che, mentre i faccendieri sottraevano milioni anche attraverso pubblicazioni fasulle, i fondi per l'estero venivano ridotti all'osso o addirittura tagliati del tutto.
Tra le vittime di questo malaffare il giornale Gente d'Italia che l’amico Mimmo Porpiglia ha dovuto chiudere dopo anni ed anni di battaglie a favore degli italiani prima di Miami e poi di Montevideo.
Only in Italy, eh.