Fenomeni in Premier, bidoni in Serie A; Greaves e Charles ai poli opposti di rendimento

Jimmy Greaves al Milan fu una meteora

Jimmy Greaves al Milan fu una meteora

Christian Eriksen lascerà l’Inter a gennaio. La conferma è arrivata da Beppe Marotta : “È assolutamente nella lista dei trasferibili. Non è funzionale, è un dato di fatto oggettivo - ha detto il dirigente nerazzurro-. È giusto dargli la possibilità di trovare più spazio altrove. Non è certo una punizione”.

Eriksen non e' inglese di nascita ma ha trascorso una vita nella Premiership, sponda Tottenham, quindi si puo' ragionevolmente dire che e' un prodotto di quel calcio, inglese per l'appunto, che in Italia ha portato soltanto un grande e vero campione, John Charles, parecchie mezze figure e due colossali delusioni, Jimmy Greaves e Ian Rush.

Ora c'e' Eriksen che in Serie A, sponda Inter, non rilancia il modello “fenomeno in Inghilterra, bidone in Italia”.

Il primo di questo trend fu Jimmy Greves.

Lo ricordate?
Era una mezz'ala dal gol facile che il Milan prese nel 1961 dal Chelsea per 80.000 sterline. Il fenomeno inglese in rossonero disputo' 13 partite segnando 9 gol. Poi Nereo Rocco, un tipetto tosto come le rocce delle Dolomiti, lo sorprese in un locale notturno mezzo sbronzo ed in dolce compagnia. Jimmy, che al Milan si era guadagnato la fama di gran lavativo, su rispedito in Inghilterra ed il Milan ci guadagno' finanziaramente e calcisticamente. Il lavativo angle' su rivenduto al Tottenham per 99.000 sterline. Al suo posto il Milan prese un italiano del Brasile che aveva pochi capelli in testa ma tanta sapienza calcistica negli scarpini. Dino Dani aveva 31 anni quando arrivo' per rimpiazzare Greaves. Con lui il Milan vise il campionato del 1961-62 e l'anno dopo la Coppa Campioni. Greaves non si era trovato bene con gente come Trapattoni, Cesare Maldini, Ghezzi, Lodetti, Jose Altafini ed il giovanissimo Golden Boy Rivera. Sani, invece, giganteggio' in quella illustrissima compagnia, e fu la chioccia sotto la cui ala il pulcino Rivera divenne il fenomeno che sappiamo.

Ian Rush, la delusione gallese

Dopo Greaves il calciatore inglese che falli' miseramente in Italia fu Ian Rush. Il bomber gallese, mitragliatore del gol nella Premier (404 in 893 partite) con la maglia della Juve fece un flop imprevisto ed incredibile.

Nell’estate del 1987 costo'  7 miliardi di lire alla Juve che cercava l'erede di Michel Platini appena ritiratosi. Ian Rush però non riuscì ad ambientarsi, ed in questo senso venne molto criticata la sua decisione di non imparare l’Italiano. I problemi di comunicazione con i compagni, le “randellate” dei difensori della Serie A e la sua preferenza per la frequentazione delle birrerie piuttosto che dei campi d’allenamento fecero il resto.
La sua stagione fu travagliata, piena di infortuni. Arrivarono solamente 7 reti (la prima contro il Pescara) ed una qualificazione in Coppa UEFA dopo lo spareggio vinto ai rigori contro il Torino. Troppo poco per le aspettative che c’erano su Rush, sempre più isolato nel gruppo squadra e, come lui stesso ammise, amico soltanto di Laudrup, unico compagno che parlava l’inglese. Così, a fine stagione, torna al Liverpool senza rimpianti.

Quell'anno la Juve fini' il campionato al sesto posto.

John Charles, il migliore inglese di sempre in Serie A

E' passato alla storia come il “Gigante Buono”, gigante per l'altezza, buono perche' nei suoi anni italiani non e' stato mai ammonito ne' espulso.

Era alto 1,88, di quei tempi significava torreggiare su compagni ed avversari.

Oggi sarebbe di stazza normale visto che l'altezza media dei calciatori si e' alzata di parecchi centimetri.

Oggi segnerebbe comunque caterve di gol grazie ai suoi cavalli di battaglia: tempismo ed elevazione.

John Charles, classe 1931, comincio' a giocare da centromediano nel Leeds, ma quando nel 1961 approdo' alla Juve gli diedero il 9 e lo piazzarono tra Omar Sivori e  Omar Sivori in quello che sarebbe diventato il cosiddetto Trio Magico, uno dei più prolifici reparti d'attacco della storia della Juventus e del campionato italiano.

Nella sua carriera vinse 3 campionati italiani e 2 coppe nazionali con la maglia della Juventus – 105 gol in 182 partite - con la quale si aggiudicò il titolo di capocannoniere della Serie A e un terzo posto nella classifica del Pallone d'oro 1959. Con la nazionale gallese collezionò 38 presenze e 15 gol, partecipando al Campionato mondiale del 1958.

Charles appese le scarpe al chiodo nel 1971, poi tento' di allenare con poca fortuna.

Negli anni 90 fu ingaggiato da Mario Di Bartolomeo e svolse un ruolo marginale nella conduzione tecnica del team Hamilton Steelers.

Frank Riga, figura storica del calcio hamiltoniano, ricorda John Charles con ammirazione e rispetto.

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