Il Natale dei nonni triste e malinconico

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di Odoardo Di Santo

Poche luci di Natale sulla strada deserta.

Il silenzio incombeva  stranamente come una indefinibile insolita minaccia .

Eppure  era Natale.

I due vecchi coniugi  tornavano a casa mesti, senza parlare.

Che Natale!

Da quando erano venuti in Canada nei lontani anni cinquanta, avevano assistito a tanti cambiamenti, ma mai cosi.

Per anni,anzi per decenni  il Natale era stato  la regina delle feste, anzi la festa  della famiglia.

Ogni anno   alla vigilia tuti insieme sj andava in chiesa per la messa di mezzanotte, con i pargoli che immancabilmente cedevano al sonno.

Con il tempo,  l'arrivo  degli  italiani aveva convinto il prete irlandese a celebrare i riti come si faceva in Italia .

La messa si diceva come al paese natio e tutti infine cantavano "tu scendi dalle stelle".

Poi vennero i figli e i nipoti ma i riti natalizi si ripetevano.

Tutti venivano a celebrare con i nonni.

Non era piu' il Natale del paese quando  la nonna  preparava il cenone con il baccala fritto ed in umido, con i dolci che erano pizze fritte con su sparso con moderazione una spruzzatina di zucchero, con le castagne di Antrodoco che ogni anno gli zampognari scesi dai monti di Abruzzo  venivano a vendere.

In Canada erano cambiati  i costumi e gli usi.

Le  pizzefritte avevano fatto posto  ai panettoni  come pure ai torroni che ora venivano dall'Italia,  affollando gli scaffali dei supermercati .

I nonni si adattavano ma erano felici perche' tutta la famiglia si riuniva sotto il loro tetto.

Con il trascorre degli anni i nonni  non si  aspettavano  piu'che i nipotini , come ai loro tempi, venissero da loro per aprire la calza appesa al camino  che conteva  pochi doni, qualche caramella, qualche lira e talora anche carbone.

Ai bambini si diceva che i doni venivano da Gesu' bambino perche' allora  non ancora avevano inventato Santa Claus.

Poi venne  Covid e rovino' tutto.

Migliaia di persone per lo piu' anziane muoiono.

Molti vecchi nelle case di  riposo e di lunga degenza muoiono senza poter vedere o abbracciare i propri cari.

Ma anche per chi non e' colpito dal Covid la vita  e' dura.

Mai  i nonni avrebbero pensato  che sarebbero stati condannati alla prigione familiare, isolati in  casa.

Quando i figli o i nipoti vengono a visitare non possono entrare in casa, non possono abbracciarli, per non contaminarli.

 Si parlano a distanza dalla “backyard”.

Dopo molte discussioni telefoniche i figli hanno deciso che a Natale  i nonni  verranno a cenare nella casa della figlia perche' ha un doppio garage.

Hanno anche  imparato la parola "virtuale" che non avevano  mai sentito, ma che i nipoti ripetono spesso .

I  nonni sono venuti e si sono trovati nel garage freddo, seduti soli al un piccolo tavolo.

La figlia con i nipoti,  con la maschera, a turno si affacciavano  e, lontano dalla porta,   salutavano  i nonni e facevano gli auguri.

La figlia , sempre con maschera portava da mangiare.

Ai nonni si chiudeva il cuore e lo stomaco.

Si sforzavano di sembrare felici,ma il sorriso forzato moriva sulle labbra.

La temperara che era stata  clemente tutto il giorno stava precipitando.

Fuori scendava un soffice manto di neve che in altri tempi avrebbero goduto, nel ricordo degli irpidi monti dell'Appennino.

Ma ora  si guardavano  sbigottiti.

“A questo siamo ridotti”, pensavano.

Non riuscivano a mangiare.

Lo stomaco era chiuso.

Erano intirizziti dal freddo.

Per non piangere il nonno disse che si era fatto tardi .

Tempo di andare a casa.

Buona notta e buon Natale.

  Tornati a casa senza parlare si sono guardati in faccia.

La  tv trasmetteva come sempre a Natale  "Miracolo alla 34.ma strada", il film che avevano visto ogni anno..

Ora erano esausti.

Spensero  la TV andando a letto, senza parlare e senza nemmeno pensare a covid 19 che aveva rovinato la loro vita.


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