L’Italia celebra la liberazione dal nazifascismo, ma nel mondo sono morte pietà e  compassione

di Odoardo Di Santo

In Italia il 25 aprile si celebra la liberazione dal nazifascismo e la nascita della repubblica democratica.

La ricorrenza avviene in un momento storico drammatico, pieno di nefaste incognite.

La guerra è tornata a regolare i rapporti tra gli stati.

Ogni giorno i governi annunciano nuove spese di miliardi di dollari per costruire mezzi di distruzione sempre più micidiali per la gioia delle lobby dei fabbricanti di armi, avidi di profitti ed incuranti delle perdite di vite umane.    

 I giornaloni e gli altri media banalizzano le morti come un fatto di numero anche se si tratta di delitti orribili frutto di eccidi se non di genocidi.

L’altro ieri sotto l’ospedale Nasser a Gaza, nella città di Khan Younis, appena sgombrata dalle truppe israeliane è stata scoperta una fossa comune con 344 cadaveri.

La scorsa settimana l’esercito israeliano nel nord di Gaza ha bombardato un’abitazione uccidendo 19 bambini. Dall’inizio della guerra sono stati uccisi più di 13 000 bambini cinicamente considerati da Israele una minaccia demografica cioè potenziali terroristi.

Queste morti orribili che una volta facevano rabbrividire ora diventano un fatto statistico.

La pietà e la compassione sono morte.

I grandi della terra alleati di Israele al massimo si dicono ‘’preoccupati’’ al contrario di quando si tratta dei nemici definiti sempre cattivi e “terroristi“ che vengono subito condannati e colpiti da sanzioni.

Le guerre proseguono e gli appelli alla pace anche quando vengono dall’autorità morale di Papa Francesco vengono tollerati con sufficienza, se non ridicolizzati.

Ma la pace è necessaria come è necessario l’obiettivo di cessare il fuoco.

Dopo la guerra di Liberazione i padri della Costituzione scrissero che «l’Italia ripudia la guerra» perché` chi aveva vissuto la dittatura e la guerra, nella quale il fascismo aveva trascinato l’Italia, si erano battuti per   costruire una democrazia fondata sulla pace rifuggendo dall’uso delle armi.

Il mondo ha bisogno di cambiare direzione se non vogliamo finire nella tragedia generale.

La ricorrenza del 25 Aprile rende più che mai urgente   mettere i valori della Liberazione al centro della mobilitazione non solo dell’Italia, per far fronte al continuo deterioramento della vita pubblica .

È necessario ribadire i principi universali fondanti della repubblica che vediamo minati nel mondo dai rigurgiti populisti ed autoritari con rischi di  cadere verso forme autoritarie di governo da molti ora definite di stampo fascista.

Nel mondo, complici molti governi, vediamo l’aumento delle disuguaglianze sociali, esacerbate dalle pratiche del capitalismo sfrenato che creano una minoranza di ultraricchi mentre cresce la disuguaglianza sociale, la povertà e la lenta e inesorabile erosione del ceto medio.

Oggi vediamo sempre più spesso la precarizzazione del lavoro e della vita, al punto che si è poveri pur lavorando e anche con più lavori.

In Canada abbiamo l’esempio palpabile di crescenti numeri ci cittadini cui diventa ormai proibitivo l’accesso alla casa, che era ritenuto finora un diritto sociale.

Sono evidenti i danni   della globalizzazione frutto del modello economico fondato sullo sfruttamento delle persone.

 Più che mai si rende necessaria la lotta per i diritti che deve essere il punto da cui partire per affermare una democrazia che sia davvero compiuta e antifascista.

Per una vera giustizia sociale è anche necessario respingere i tentativi di comprimere le libertà dall’attacco al diritto di manifestare il dissenso.

Il potere di chi governa non ricerca la mediazione e non riconosce alcun ruolo alla rappresentanza sociale ma vuole comandare senza disturbo ed esprime profonda intolleranza nei confronti di chi contesta.

Il 25 aprile sia un’alba di pace e di giustizia sociale.

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