Olimpic Boycott: Giochi di potere, a rimetterci sono sempre gli atleti
di Odoardo Di Santo
Febbraio sara' il mese delle Olimpiadi invernali in Cina, la seconda potenza mondiale in corsia di sorpasso.
Il 6 dicembre il Presidente americano Biden ha dichiarato il boicottaggio diplomatico.
La ragione conclamata sono gli Uyghurs, una minoranza etnica che vive nella regione di Xinjiang in Cina.
Gli Uyghur di religione mussulmana sono discriminati e vittime di violazione dei loro diritti.
Secondo la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki il boicottaggio diplomatico vuol essere la punizione della Cina per la violazione dei diritti umani (human rights abuses).
Il boicottagio diplomatico in poche parole significa che gli atleti andranno in Cina ma non i diplomatici.
Uno spirito estroso ha commentato che l’effetto piu' apparente de boicottaggio diplomatico saranno un po' di posti vuoti di prima classe sugli aerei.
Il boicottaggio non aiutera' gli Uyghur,perche' nessuno andra' a chiedersi se il cotone delle mutande che indossiamo viene prodotto con il presunto lavoro forzato degli Uyghur nello Xiinjiang, una delle regioni maggiori produttrici del mondo.
E certamente non aiutera' gli atleti vittime inermi di giochi di potere di cui non hanno alcuna parte.
La Cina si avvia a passi da gigante a divenire la prima potenza economica del mondo e da fastidio all’impero americano che cerca di contrastarla affannosamente.
Biden ha invitato “gli alleati” ed altri paesi rispettosi dei diritti umani di aderire al boicottaggio.
Ma tuttora la lista degli aderenti e' piuttosto scarna.
Al contrario del boicottaggio della Olimpiadi di Mosca del 1980 per protestare contro l’invasione dell’Afghanistan cui aderirono piu' di 60 nazioni, finora hanno aderito l’Australia e la Gran Bretagna .
Da mercoledi scorso si e' accodato il Primo Ministro Trudeau, persona indefessamente di principio quando si tratta di fare magniloquenti dichiarazioni generiche, ma anche memore del fatto che, secondo l’antica espressione il Canada e' come un topolino che dorme vicino all’elefante America.
Percio' meglio non disturbare l’elefante perche' basta che si rigiri per schiacciarci.
In soldoni lo abbiamo visto quando Trump, senza tanti complimenti mise i dazi sull’alluminio canadese o come Biden oggi sta minando l’industria automobilistica canadese dando incentivi agli americani questa volta non perche' “America first” di Trump ma “buy American” di Biden, in violazione dei trattati sacrosantemente sottoscritti.
La Corea del Sud ha ringraziato Biden ma ha declinato l’invito.
Altri paesi sono molto tiepidi perche' il boicottagio diplomatico e' un’arma spuntata ma a doppio taglio e come dimostra la storia ha efficacia negligibile.
Il Sud Africa fu punito a causa dell’Aparheid e fu escluso dalle olimpiadi dal 1964 al 1992 a ma la “punizione” non fu la causa della eliminazione della segregazione razziale.
Ci vollero le sanzioni economiche e la pressione mondiale.
Il boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca fu reciprocato immediatamente dalla Russia che non partecipo' alle olimpiadi americane di Los Angeles nel 1984.
Nessuno ricorda che ambo i boicottaggi abbiano prodotto aclun effetto catastrofico.
Gli unici a soffrire sono gli atleti, perche' a parte alcuni di alto profilo mondiale che godono di sponsorhip milionarie, la maggioranza di atleti si allenano in stato di perenne precarieta'.
Una situazione esacerbata dalle restrizioni del Covid-19 .
Gli atleti non sono pagati dalle Olimpiadi e molti atleti canadesi vivono con l’aiuto di modesti stipendi delle organizzazioni sportive locali.
I giuochi olimpici sono l’occasione per attirare l’attenzione in competizioni internazionali.
Se vengono cancellati molti non hanno il lusso di aspettare altri quattro anni.
Gli atleti sono il vaso di coccio tra gli interessi delle superpotenze.
La decisione dell’ultima ora di Biden e compagni e' un rischio non necessario cui sottoporre gli atleti, a parte la storica scarsa efficacia del boicottaggio.
Lo spettacolo di oggi e' una ulteriore violazione dello spirito olimpico che probabilmente avrebbe fatto riflettere il fondatore delle Olimpiadi moderne Pierre de Coubertin.
Come dargli torto.