Carney bene a parole, ora contano i fatti

(Trattera’ con il “sanzano” Trump per non far calare troppo il nostro tenore di vita)

di Nicola Sparano

 

Presi due piccioni con una fava, anzi tre.

E qui vi dico la mia premettendo che   non mi intendo di politica ne’ desidero farlo.

Pero’, quando ci vuole ci vuole.

Tre piccioni, dicevo, con una fava, cioe’ con una elezione.

Il primo a cadere e’ stato il populista francioso seguito a ruota dal capo operaio con il turbante: per costoro il kappao’ e’ stato devastante, sono crollati e non si sono piu’ rialzati, adieu senza rimpianti.

La fava al terzo piccione non e’ andata proprio di traverso, ma quasi.

Il presidente ossigenato che studia da dittatore liquidera’ la  vittoria dei liberali in Canada con uno dei suoi tweet in cui gira sempre la pizza dalla parte sua.

Ma, la faccenda e’ piu’ grave, per lui e per i suoi piani/sogni di espansione perche’ la risposta degli elettori canadesi è stata chiara: In un mondo dove l’estrema destra avanza, dall’Europa all’America Latina, i canadesi restano a testa alta e dicono no a linguaggio e azioni prepotenti di Trump, riaffermando con forza un desiderio di indipendenza, moderazione e rispetto internazionale. In questo scenario, Mark Carney appare come il volto di un Canada sobrio ma deciso: un paese pronto a difendersi, senza clamore ma senza abbassare lo sguardo.

Con queste elezioni i canadesi, inoltre, hanno reso piu’ evidente la diminuzione della capacità americana di tenere sotto controllo il mondo e di reagire in modo decisissimo alla politica del neo-imperialismo.

Una volta Stati Uniti e Canada si spartivano il pane, alleati un tutto e per tutto.

Oggi non piu’, sempre vicini geograficamente ma lontanissimi per quello che conta, non proprio fratelli/coltelli ma quasi.

Trump guarda a nord e vede che l’erba dei vicini e’ piu’ verde,   ricca di risorse da sgraffignare per adesso con le buone (pressioni economiche), poi chissa’.

Ma al momento il presidente/bullo si e’ dato la zappa sui piedi.

Perche’ e’ stato lui che ha fatto “risorgere” i liberali propiziando la svolta epocale nella politica canadese, che tradizionalmente ha sempre guardato agli States come ad un solido alleato.

Ora non piu’.

 “Abbiamo superato lo shock del tradimento americano, ma non dobbiamo mai dimenticare la lezione”, ha osservato Carney, ammonendo che ora “dobbiamo guardarci le spalle, e soprattutto dobbiamo prenderci cura gli uni degli altri. Il presidente Trump sta cercando di spezzarci per far sì che l’America possa possederci”, ha continuato, per poi promettere che “questo non accadrà mai e poi mai“.

A parole ci siamo, poi spettera’ aspettare i fatti.

Carney andra’ a Washington per trattare.

Naturalmente il coltello dalla parte del manico ce l’ha lui, Trump.

L’America e’ un gigante, il Canada un nanetto.

Ma la storia insegna che anche Golia puo’ cadere per mano di Davide se costui e’ piu’ intelligente,  preparato, deciso.

Carney non ha la fionda ma la provata capacita’ di risolvere le crisi economiche e non.

La speranza e’ che abbia anche le capacita’ di contrattare con uno specialista del settore, una specie del nostro vecchio “sanzaro” che era il mediatore che comprava e vendeva vacche e asini ai mercati paesani.

Carney   si è impegnato a ridurre la dipendenza dell’economia nazionale da Washington, approfondendo al contempo i legami con gli alleati più “affidabili”, Unione Europea in primis .

Il Canada in questo e’, diciamo, in fase sorgente, perche’ l’America e’ in fase calante.

La diminuzione della capacità americana di tenere sotto controllo il mondo e’ sotto gli occhi di tutti.

Lo si vede anche dal fatto che Israele non obbedisce più agli Stati Uniti, che Putin ignora i tweet di Trump le cui promesse elettorali  di fermare le guerre sono rimaste soltanto chiacchiere. In Ucraina si continua a uccidere e morire, a Gaza i massacri non si sono mai fermati. Tra i piu’ chiari segnali della debolezze degli Stati Uniti anche i bombardamenti  dello staterello Yemen ed il fatto che nel Vietman ancora si ammalano e muoiono per gli attacchi chimici (Naplam, Agente Orange).

Concludo con un vecchio proverbio italico: Quando gli asini si bisticciano sono i barili che si scassano.

I barili in questione siamo noi, la gente comune.

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