La goccia, racconto d’estate
di Nicola Sparano
Il caldo soffocante e stressante di questi tempi e’ come minimo una rottura di scatole.
Pero’ sudare fa bene alla salute, se non ci credete fate una ricerca in rete e leggerete che la sudorazione regola la temperatura corporea, aiuta a eliminare tossine e impurità, e favorisce il benessere della pelle, migliora la circolazione sanguigna contribuendo a un miglioramento dell'umore.
Questa e’ la regola che vale per tutti ma io dal sudore ho avuto qualcosa in piu’, una specie di flashback, un salto all'indietro, una riscoperta semiseria/ironica di chi sono fisicamente mentre cavalco verso l’ottantatreesimo anno di eta’.
Il racconto del viaggio virtuale e’ nato da una goccia partita dalla capoccia e rotolata giu’ giu’ fino agli alluci.
La goccia e’ grande come un acino "uv a mmenn d vacc", mennevacca.
Si fa largo nella chioma, bianca e ahime’ rara, scende sulla fronte, rallenta sulla prima ruga e scava nei ricordi dei miei primi 24 anni vissuti a Telese. I bagni ai Goccioloni, la scoperta del fascino di Grassano, le partitelle di calcio al Lavuozzo, le bevute a padrone e sotto all’ombra del gelso degli Orfitelli, le gare di bocce sul campo Scialone.
La goccia poi rotola sul naso che ancora porta i segni di un incontro ravvicinato con un portiere che aveva sbagliato, o forse no, l’uscita.
Dal naso la goccia passa ai baffi che ho sempre avuto, presumendo che mi facessero sembrare piu’ figo. Nel viaggio di nozze alle Bahamas (esattamente mezzo secolo fa) la fresca signora Sparano volle vedermi senza baffi. Poi se ne penti’ e da allora sono ritornati al loro posto.
Seguendo il principio della mela di Newton la “mia” goccia si ritrova ora nella porta d’ingresso dell’abbuffata, la bocca. I ricordi di epiche gozzovigliate sono troppi ed anche imbarazzanti, ma sui denti uno e’ divertente, credo. Quando ero fresco di Canada dovetti ricorrere da un dentista dal nome ebraico per un problema alle gengive e quando fu il tempo di pagare, mi disse in italiano: “Il tutto fa 186 dollari”, poi mi spiego’ della nostra lingua sapeva solo quello che bastava per farsi capire sulla somma dovuta. Da quel cavadenti non sono piu’ andato.
Sul petto la goccia sfiora il corazon che – sia ringraziato il Padretero o chi per lui – non mi ha mai dato alcun fastidio – e dribbla i polmoni che, a detta dei raggi X hanno ancora segni della nicotina anche se dall’ultimo tiro sono passati esattamente 38 anni, l’ultima sigaretta la fumai prima di volare a Napoli dove avrei assistito al match con la Juve che avrebbe fatto vincere agli azzurri il primo scudetto. I reni come cava di pietre sono in pausa, ogni tanto pero’ qualche bottarella arriva, segno che prima o dopo…Il fegato da parte sua non risente degli antichi attentati etilici, ora tracanno moderatamente e l’appetito, eta’ o non eta’, resta ai livelli medio/alti. Sullo stomaco la goccia prende fiato, l’addome e’ notevole, non extra extra large come nel passato, ma sempre degno di nota.
Piu’ in basso siamo nella mini zona a luci rosse, anzi luci al tramonto, l’impianto idraulico non e’ piu’ quello di una volta, purtroppo.
Se si puo’ fare a meno di frequentare la zona rossa e’ vero il contrario per le ginocchia. Le due articolazioni avrebbero bisogno di un buon lubrificante, Voltaren aiuta ma non risolve, zoppicando "jamm'annanz'" (andiamo avanti), del trapianto per ora non se ne parla.
L’atro inferiore tra il ginocchio e la caviglia si chiama gamba, come tutti ne ho due. Ma non tutti sono andati con le gambe sotto le gomme di un autoveicolo.
Era l’estate del 2006 quando mi fermai nel vialetto di casa. Credevo di aver spento il motore del gippone Commander, invece era ancora in moto e scivolava all’indietro come se in retromarcia. Nello scendere lo sportello mi sbatte a terra, con la destra finisco sotto la ruota, riesco a strapparla via ma la stessa ruota passa sulla gamba sinistra e prosegue. Il gippone lo ferma un vicino di casa, una vicina corre ad aiutarmi. Sono stralunato ma indenne. Lo conferma il medico dell’ospedale prendendo una cantonata: “It’s only flesh wound - solo una contusione superficiale – guarira’ in un mese, dice”. Invece non e’ guarita, sulle gambe porto ancora i segni della doppia botta, gonfiori e dolori.
Il pellegrinaggio da nord a sud della goccia si conclude sull’alluce del piede destro che non e’ mai guarito del tutto dal calcio ne alla scrivania quando Cabrini si divoro’ il rigore nella finale mondiale del 1982. Si era sullo 0-0 e sferrai la pedata temendo il peggio. Invece, e per fortuna, l’Italia vinse il titolo, a San Clair scoppio’ la piu’ bella e pacifica festa della storia del Canada. Io vi partecipai zoppicando ma felicissimo.