Lampi Nella Notte, per sempre

Parte della mostra visibile in questa foto.

I quattro ragazzi trucidati dai tedeschi nella chiesetta di San Francesco

Collage di foto: la copertina del libretto Lampi nella Notte che racchiude foto, documenti, spiegazioni e commenti di quanto accade quel tragico autunno; il funerale a San Salvatote Telesino dei quattro ragazzi uccisi; la targa commemorativa scoperta dal sindaco Caporaso; militari americani presenti all’inaugurazione della mostra; cimeli di guerra.

di Nicola Sparano

Lampi Nella Notte e’ stata la mostra fotografica, allestita questa estate  (2025) presso le Terme di Telese, che ha proposto foto tragiche ed inedite, documenti e testimonianze degli atroci eventi  dell’ottobre 1943, quando una pattuglia di soldati tedeschi,  tra la notte tra il 13 e il 14 ottobre, assassino’ quattro ragazzi che avevano soltanto la colpa di essere italiani; fu trucidato anche un contadino testimone della strage.

 La mostra  che si e’  conclusa a fine ottobre, meriterebbe di essere rilanciata per diventare un’attrazione permanente per Telese e le sue terme - ma per fortuna resta il libretto da esposizione (coffee table book) intitolato, appunto, Lampi nella Notte, il cui contenuto va conservato e trasmesso alle future generazioni per far capire loro che le guerre vanno sempre e comunque evitate.

“Lampi nella Notte” non è solo una ricostruzione storica, ma un invito alla riflessione sui valori universali della pace, della libertà e della dignità umana.

Il Dr. David D’Andrea, docente presso l’Oklahoma State University ha ricercato e messo a disposizione i documenti e foto mai viste prima scovando  il materiale in tre musei americani, Oklahoma National Guard Museum, National Cowboy & Western Heritage Museum, National Archives and Record Administration.

Io c’ero in quei giorni terribili.

I lampi , quelli veri, mi avranno tenuto sveglio, o forse no.

Quando hai sei mesi dormi anche se fuori bombardano.

Per un telesino nato nell’aprile del ’43 con questa mostra e’ come se si fosse alzato il sipario su un film made in Telese mai rilasciato nelle sale.

La mostra non c ‘e’ piu’ – purtroppo – ma resta il magnifico libretto che racconta la storia di quel terribile periodo, illustrandolo con foto inedite, tragiche nella loro spietatezza quelle dei quattro giovani trucidati dai soldati tedeschi.

Sapevo che mio padre era scappato in montagna per sfuggire al rastrellamento.

Sapevo che mia madre per nutrirmi aveva fatto ricorso al latte in polvere donato dai militari di passaggio.

Sapevo che nelle Terme, nel canalone dai bagni caldi al Cerro c’erano ancora proiettili vivi di fucili tedeschi, togliendo la pallottola dal bossolo fuoriusciva la polvere sotto forma di fili giallo-rossicci. Quei fili colorati, tagliati a pezzettini, innescavano le nostre pistole di legno, la canna era il bossolo, con le quali giocavamo alla guerra.

Giocavamo alla guerra virtuale senza sapere cosa ci fosse nel ventre della guerra vera dove a rimetterci non sono mai i politici che promuovono i conflitti, ma i povericristi, i comuni cittadini, soldati o civili che siano.

Il celebrato poeta cileno, Pablo Neruda, ha scritto che “le guerre sono fatte da persone che uccidono senza conoscersi per gli interessi di persone che si conoscono ma che non si uccidono”.

 Non sapevo che sotto i muraglioni dell’antica Telesia c’era stato un cimitero temporaneo con 218 corpi: 190 soldati americani, 17 tedeschi ed un civile morti nella valle telesina.

Non sapevo dei quattro ragazzi che andarono incontro alla morte mentre credevano di essere scampati al trasferimento in Germania: Rosario de Leva, 16 anni di Napoli), Aldo Pezzato (18 anni di Napoli), Francesco Dusmet Sours (18 anni di Napoli), Benedetto Bove (19 anni di San Salvatore Telesino). Fu ucciso anche un anziano contadino di Faicchio, Ferdinando Meneo, che era accorso al rumore degli spari.

Non sapevo che quei giovanotti erano stati rastrellati nella zona cono altri 124 residenti e sfollati del luogo, tutti destinati ai lavori forzati in Germania, o addirittura ai campi di sterminio.

Non sapevo che il maresciallo comandante del carcere (Gaetano Guerriero) apri’ le celle, tutti scapparono in montagna (Matese), eccetto i quattro ragazzi che scelsero di non nascondersi e persero la vita, tra la notte del 13 e 14 ottobre, dopo aver incontrato una pattuglia tedesca nei pressi della chiesetta di Faicchio dedicata a San  Francesco.

Non sapevo che il giorno dopo fosse giunta sul luogo dell’eccidio la 45.ma divisione Thunderbirds dell’esercito Usa, composta anche da oltre duemila soldati nativi americani appartenenti a più di cinquanta tribù,  le truppe in questione furono protagoniste della liberazione della Valle Telesina nell’ottobre del 1943, e successivamente della liberazione del campo di concentramento di Dachau nel 1945.
Il cappellano dei Thunderbirds – il tenente colonnello William E. King - fotografo’ i corpi dei quattro ragazzi ancora nella chiesetta ed il loro susseguente funerale.

Quelle foto sono storiche perche’ sono le uniche scattate dopo una delle tante stragi commesse dai nazisti in Italia.

“Lampi nella Notte – hanno giustamente scritto - non è solo una ricostruzione storica, ma un invito alla riflessione sui valori universali della pace, della libertà e della dignità umana”.

Complimenti e congratulazioni a tutti coloro che hanno ideato e realizzata Lampi nella Notte, sia la  mostra che il libretto.

L’iniziativa ha avuto tale e tanto successo che sarebbe dovuta diventare permanente.

Li’ dove si e’ tenuta – il vecchio imbottigliamento – c’e’ spazio.

Se c’e’ anche la volonta’ dell’amministrazione comunale e dell’Impresa Minieri Lampi nella Notte diverrebbe un’attrazione nazionale ed internazionale.

Se Lampi nella Notte “risorgesse” come mostra, scommetto che i telesini sparsi per l’Italia, l’Europa ed il resto del mondo porterebbero figli e nipoti a scoprire come e perche’ Telese e dintorni visse quel tragico autunno del 43.
*Le istituzioni ed i personaggi  che hanno “creato” la mostra
“Lampi nella Notte” è un’iniziativa promossa dall’Istituto Storico del Sannio Telesino, guidato dal presidente Emilio Bove, e accolta con grande favore dal Sindaco di Telese Terme, Giovanni Caporaso, insieme all’intera Amministrazione comunale. Il progetto  e’ nato dal desiderio di raccontare, attraverso fotografie e documenti inediti provenienti da archivi militari statunitensi, da archivi privati di soldati americani dell’Oklahoma e da collezioni italiane, la storia profonda e poco conosciuta del legame tra la popolazione locale e i soldati americani durante la seconda guerra mondiale.  
A garantire un’impostazione rigorosa e coinvolgente, è stato  un tavolo tecnico interdisciplinare composto da figure di alto profilo: Alfredo Minieri, Presidente dell’Impresa Minieri S.p.A.; Amedeo Pacelli, promotore di iniziative culturali e fondatore del centro “Fiori di Zucca”; David D’Andrea, professore universitario e storico dell’Università dell’Oklahoma; Tonino Conte, professore, studioso e ricercatore locale; Giuseppe Angelone, professore a contratto presso l’Università del Molise, esperto in scienze storiche e sociali; Filippo Liverini, imprenditore; l’architetto Emilio Franco, che contribuisce alle attività di allestimento espositivo/museale e al coordinamento generale.

 

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