Tempo capriccioso, spina maligna
di Nicola Sparano
Il tempo di questi tempi il tempo e’ carogna, c’e’ ma non funziona a dovere, come il mio ginocchio sinistro.
A meta’ maggio si pianta, o trapianta se preferite.
Ma la terra, sotto sotto e’ fredda come Melania con Donald.
Il freddo, in giardino, e nella camera da letto, non favorisce germogli, nuddu cresce, fiori o cetrioli che siano.
Aspettando che la natura da matrigna ritorni madre, io ho zappettato qui e la’.
E c’ho rimesso le penne.
Nel senso che la schiena si e’ ingrippata come il cambio della Ferrari il cui Cavallino di questi tempi corre come un asino.
Inoltre ci e’ messa anche una scheggia.
No, un momento, spieghiamo.
La scheggia non viene da una bomba – acca’ (qui) per fortuna non siamo a Gaza dove si bombarda su tutto e tutti, bimbi inclusi – ma da un fetentissimo pezzetto di legno detto splinter.
Splinter sarebbe scheggia, quelle che mi hanno preso di mira io le chiamo spine.
A proposito, ricordate il terzo film del Padrino quando il vecchio capomafia Altobelli disse al killer travestito da prete: tengo una spina nel fianco?
La spina di cui sopra era Alfredo Pacino, detto Al, il Godfather di quella famosa trilogia.
Nel film la spina in questione resto’ dov’era e a pagarne le spese fu la figlia Sofia, ma quello era un film, storie inventate, cazzarellate belle e buone.
La mia spina non e’ inventata ma vera, dannazione.
Era finita, chissa’ come, nel cavallo del piede mancino che a poggiarlo per terra c’era da chiamare a raccolta tutti santi, eccetto San Gennaro secondo la versione del cocchiere napoletano.
Dunque, la spina c’e’ e fa un male dannato appena provi a deambulare, come a dire mettere un piede davanti all’altro.
Embe’ direte voi, che problema c’e’, tutte le spine possono essere tolte.
Si, ma come si fa a togliere una spina che sta nel bel mezzo del piede quando non hai un corpo giovani e flessibile?
La mia estremita’ mancina sta alla fine di una gamba che non e’ come quella di una volta quando la si poteva allungare, contorcere e accavallare alla ricerca di un gol vero, calcio o amorucci giovanili che siano.
Il piede, insomma, non si gira e la mano non ci arriva.
Se lo sforzi, il ginocchio scricchiola e l’artite canta giovinezza.
Hai voglia a provarci, con le dita non si arriva mai laddove si e’ accomodata la scheggia con tutti li mortacci sua.
Dunque, di schiena non si va giu’, il ginocchio si ammoscia come qualcosa che non si puo’ nominare, la spina resta spina, dolorosa e incamminabile.
Allora ci provo con il metodo della nonna buonanima: bagnomaria in una bacinella con acqua tiepida e parecchio sale per favorire l'ammorbidimento della pelle, con la possibilità che la spina esca da sola.
Ma non funziona, hai voglia a provarci, manco po’..hazzo.
La scheggia di legno non si muove, resta dov’e’ ed il latrato di dolore/frustrazione fa accorrere la mia cosiddetta altra meta’ che nella circostanza si traveste da medico chirurgo.
Con un ago allarga il foro di entrata e con una pinzetta tira fuori la stramaledetta scheggia.
Il tutto senza anestesia, facendomi alluccare (gridare) di dolore come si mi avessero scannato.
“Non fare il baby, mi dice dopo l’operazione, ora sei a posto, vai a zappare”.